Il Papello
Inviato: 16 ott 2009, 12:15
Eccolo, dunque, il famigerato «papello», la lista della spesa, la contropartita che nel 1992 - fra le stragi di Capaci e via D’Amelio - la Cosa nostra di Totò Riina chiedeva allo Stato per concedere in cambio una tregua nella sanguinosa mattanza siciliana.
E’ un misero foglio di carta, alquanto sgualcito, dove in caratteri a stampatello sono stati stilati dodici punti di richieste.
E veniamo alle dodici richieste: tutte quasi completamente inaccettabili, tanto che lo stesso Vito Ciancimino, quando ne prese visione, ebbe a commentare, riferendosi ai mittenti: «Le solite teste di minchia».
Al primo punto la mafia chiedeva la revisione del maxiprocesso, appena chiuso in Cassazione con dodici condanne all’ergastolo, praticamente la cupola nella sua interezza.
...chiedeva la defiscalizzazione della tassa sul carburante: un pallino, questo, più volte manifestato da diversi governi dell’Autonomia siciliana.
Ma il «papello» va oltre, con pretese pesanti: la riforma dei pentiti, l’abolizione della legge Rognoni-La Torre (che regola il sequestro dei beni illeciti), l’abolizione del «decreto sui carcerati», così viene chiamato dall’anonimo estensore il «41 bis» che in quel momento era ancora un decreto, la libertà (anche attraverso il «carcere a casa») per i detenuti che hanno superato i 70 anni, la chiusura delle supercarceri di Pianosa e Asinara (oggi avvenuta senza alcun merito del «papello»), l’abolizione della censura tra i detenuti e i familiari, il trasferimento dei carcerati nelle strutture vicine alle proprie famiglie. Ma la richiesta più curiosa, certamente parto di una fervida mente politico-giudiziaria, riguarda l’ipotesi di una riforma che introducesse il principio dell’abolizione del reato di mafia (416 bis) e rendesse possibile gli arresti solo in «fragranza (testuale, ndr) di reato». In pratica la perfetta imitazione della «immunità parlamentare» allora non ancora abolita.
Cristo santo, dei pazzi scatenati
Ragassuoli, questa è storia!