La parte più interessante della storia ruota attorno ad un naufragio dove gli unici sopravvissuti sono un giovane indiano e una tigre del Bengala.
La trama è divisa in due parti: vita di Pi prima del naufragio (infanzia ed adolescenza in India) e vita di Pi durante il naufragio.
Il film naturalmente è una metafora; al di la dei numerosi riferimenti religiosi, l'intera vicenda porta lo spettatore a chiedersi "in cosa credere" e "perché".
Cosa mi è piaciuto:
- La fotografia - L'impatto visivo del film è potente. Se le immagini della prima parte del film catturano per la cromia e le luci, la seconda parte regala immagini di una bellezza rara con l'Oceano e la tigre protagonisti.
- La "bilancia" di emozioni - Ang Lee alterna metodicamente momenti di calma e pace a momenti frenetici di disperazione. E' un otto-volante di emozioni che mantengono viva l'attenzione.
Cosa NON mi è piaciuto:
- Religioni - Il fatto che il protagonista sia un Indù-Musulmano-Cristiano "serve" lo scopo della metafora. Tuttavia nel film questo approccio alle differenti religioni si riduce ad un paio di visite alla moschea locale e due-tre colloqui con un prete cristiano. Forse nel libro la cosa è più approfondita, ma sul grande schermo sembra una cosa buttata li e basta.
- Due vite - Come ho scritto sopra, la trama è divisa in due parti. IMHO queste due parti sono troppo divise. Se la prima parte fosse stata narrata ad intervalli come "flashback" durante la seconda forse si sarebbero meglio amalgamate.
Se lo scopo di questo film è quello dichiarato da uno dei protagonisti ("Una storia che vi farà credere in Dio"), allora IMHO il film fallisce nel suo intento.
Se viceversa lo scopo è quello di raccontare una storia che ci faccia riflettere sul nostro modo di vedere le cose (in generale), allora il film si rivela efficace.