ROMA (27 otobre) - «Cosa pensava Giulio, che mettendomi con le spalle al muro mi sarei arreso? O che con i diktat e facendosi accompagnare come uno scolaretto mi sarei lasciato convincere? La verità è che lui mi aveva assicurato che in Europa nessun paese era in condizioni di ridurre la pressione fiscale. Invece Germania e Francia lo stanno facendo. E io, secondo lui, dovrei stare ad aspettare? Ma cosa, che decidano di ridurre le tasse dopo di me?».
Malgrado un po’ di alterazione e il mal di gola dovuto a quello che ufficialmente si definisce come «scarlattina», Berlusconi ieri mattina era una vera e propria furia. «Secondo lui, io prima di parlare dovrei consultarlo e avere la sua approvazione, magari dopo aver concordato il tutto con i suoi amici della Lega». Basiti e anche un po’ scioccati per la veemenza del Cavaliere, i tre coordinatori nemmeno hanno aperto le cartelline dentro le quali erano appuntati i problemi che gruppo e partito hanno da mesi con il superministro. Malgrado Sandro Bondi, da ministro della Cultura, abbia visto abbattersi pesantemente la scure del titolare di via XX Settembre, ieri mattina ha provato difendere anche le ragioni di Tremonti dal lato della difesa dei conti pubblici e del deficit pubblico che sta volando oltre quota 120%.
Forte dell’appoggio del partito, il premier è pronto anche ad accogliere la lettera di dimissioni che Tremonti ha messo sul tavolo da qualche giorno. «Se ci tiene sono pronto ad accontentarlo», ha sbuffato il Cavaliere che da ieri l’altro con Gianni Letta ha cominciato a valutare ipotesi alternative all’attuale ministro.
il presidente del Consiglio è convinto di avere una rosa di nomi di tecnici ed economisti in grado di raccogliere l’eredità e di garantire i mercati come Tremonti.